lunedì 11 gennaio 2016

Plata o plomo?

Più di una semplice serie tv. Netflix stavolta ha fatto il botto con un vero e proprio capolavoro cinematografico in dieci puntate. Basato sulla storia del più grande trafficante di droga della storia, Pablo Emilio Escobar Gaviria, Narcos racconta della diffusione dilagante della cocaina negli anni '70 e '80 tra Colombia, Stati Uniti e Europa grazie al potente cartello di Medellin. Due agenti americani della DEA vengono incaricati di portare a termine una missione per catturare e uccidere Escobar. Protagonista è, lo sconosciuto ai più, attore brasiliano Wagner Moura che impersona un Pablo fisicamente perfetto, pancia compresa, voce roca, tagliente, sguardo impenetrabile e canzonatorio allo stesso tempo, atteggiamento spavaldo e implacabile. Un gigante sullo schermo che conquista con la sua recitazione cruda, a tratti ironica e sottilmente spietata. Un gigante arrogante, pieno di sé, un bandido come tiene romanticamente a precisare nel film, un trafficante e terrorista senza scrupoli in realtà in cui il suo unico credo è il dio denaro e il potere, assoluto, famelico, incontrastato. A porre un limite alla sua volontà di mettere in ginocchio un paese bello e dannato come la Colombia ci sono i due agenti della DEA Murphy e Pena (quest'ultimo interpretato da un convincentissimo Pedro Pascal, eroe molto più spiccio e meno romantico di Oberyn Martell), il coraggioso colonnello Carillo, e soprattutto il presidente colombiano Cesar Gaviria il quale mantiene sempre un punto fermo anche nelle situazioni più critiche, fino ad un accordo stipulato con Escobar e poi fallito.
La serie, prodotta nel 2015, è stata rinnovata per una seconda stagione e direi a buon merito visto che (senza spoilerare nulla per chi non conoscesse i fatti reali) rimangono aperti diversi punti da sviluppare a fondo. Altra cosa che rende questa serie vera, reale, drammaticamente bella nella sua crudezza sono i dialoghi: le puntate sono quasi tutte sottotitolate in spagnolo proprio per mantenere la veridicità dell'ambientazione.
Una serie cinematografica da vedere e rivedere. Voto 10.





lunedì 16 novembre 2015

Il 13 novembre 2015 probabilmente rimarrà alla storia come l'11 settembre d'Europa. Quando nella notte ho visto quelle immagini terribili di Parigi messa a ferro, sangue e fuoco da un gruppo di otto folli terroristi ho avuto un brivido lungo la schiena. Sono rimasta senza parole, sgomenta. Perché sapere che in una città così vicina a noi era accaduto un tale massacro di persone innocenti ti lascia senza parole, impietrito e impotente: e non facciamo ipocrisia. Le stragi di Parigi ci hanno colpito come un pugno allo stomaco perché siamo stati costretti ad aprire gli occhi e a capire che il Male è vicino a noi più di quanto immaginiamo. Il Male si cela in un venerdì come tanti, in un bistrot francese dove stai sorseggiando la tua bibita e chiacchierando amabilmente, il Male si cela in una amichevole di calcio o in un concerto metal pieno di ragazzi e di futuro. La banalità del Male celata nella più assoluta normalità . E' proprio questo che fa una paura fottuta. Perché fintanto che il Male non ci riguarda, chiudiamo gli occhi e andiamo avanti per la nostra vita. Ma quando il Male ci colpisce maledettamente vicino, quando i morti potrebbero essere il nostro amico, il nostro fidanzato o un nostro caro, allora la Paura e il Terrore ci fanno sentire un po' più soli e un po' più vulnerabili. E non capisci perché un giovane di venticinque o trenta anni debba trovare rifugio e sprezzo nella morte propria e di altre centinaia di coetanei come lui. Perché non c'è nulla di umano o di compassionevole o di razionale in tutto ciò. Si potrebbero dire molte cose. Discutere sulle misure messe in atto per fermare queste mine vaganti, comprendere i motivi di questa nuova guerra subdola e maligna che non ha né fronte né volto, ma in questo momento la banalità e l'incredulità di questo Male mi lasciano sgomenta. Perché il Male è vicino, incredibilmente vicino a noi. Perché un giorno prendi la metro e dopo pochi minuti non ci sei più, senza neanche sapere il perché.Perché un giorno vai con il tuo fidanzato ad ascoltare la tua band preferita e dopo pochi minuti non ci sei più, senza neanche sapere perché. Tutto questo mi fa paura. Il non sapere. Il non avere possibilità. Il non riuscire a controllare gli eventi.Ma la ragione prevale oltre la paura.La ragione DEVE prevalere oltre la paura. E per capire bisogna sapere. Sempre e non lasciarsi intimorire. Andando avanti. Non lasciandosi terrorizzare. Non cadendo nella trappola di un Male arrogante, sprezzante e viscido.Irragionevole.E spero che un giorno, non troppo lontano, lo schiocco di un bacio, sia cento e cento volte più assordante dello sparo di un fucile.

venerdì 2 ottobre 2015

Chiamami con il tuo nome

Commovente, intenso, poetico, scritto in maniera delicata e per nulla superficiale, "Chiamami con il tuo nome" romanzo del bravissimo André Aciman, edito da Guanda, è un mix di emozioni e sensazioni che durano il battito di ciglia di un'estate in un paesino caldo e assolato di un'Italia che sa di salsedine, profumo di limoni e di mare. E' la storia di Elio, diciassettenne precoce, intelligente, talentuoso, timido eppure acuto, e di Oliver, giovane dottorando americano, giunto ospite nella casa paterna di Elio per completare il proprio manoscritto. La solita scocciatura, immagina Elio. Una piacevolissima scocciatura che dal primo sguardo lo ossessiona, lo travolge, lo attira segretamente, inesorabilmente. Oliver e il suo costume rosso. Oliver e la limonata. Oliver e il suo cappello di paglia. Oliver e Svolazzina. Lui, lui sempre lui. E' la storia di un amore, e di una passione, e di una comunione di anime, taciuta eppure velatamente rivelata. Un amore che dura un'estate, o forse anche meno e che si protrae in pochi giorni in una Roma gaudente e intellettuale, sapientemente ricostruita dall'autore e che fa da sfondo al rapporto tra i due giovani. Una storia d'amore non convenzionale, bella, da leggere tutta d'un fiato. Una storia di intimità e di sottile erotismo nel passaggio tra l'età adolescenziale e l'età adulta, una sorta di iniziazione profetica e di ossessione che dura e perdura oltre quell'estate a B. nel corso degli anni. Anche quando le loro vite si sono separate. Anche quando uno non fa più parte dell'esistenza dell'altro. L'uno che trova la stella dell'altro come direbbe Aciman, e quella stella, si trova una sola volta nella vita. Mai più. Elio brilla nella stella di Oliver ed è questo il senso più profondo del romanzo. Il riuscire a chiamarsi l'uno con il nome dell'altro, fondendosi insieme, inesorabilmente. La paura di Elio è quella di non trovare più Oliver, di alzare lo sguardo e non vederlo più, di rinunciare a quel tempo dato in prestito troppo in fretta è palpabile e quasi doloroso. Mai frase più bella racchiude il senso di tutto questo splendido romanzo pieno di poesia

Se ti ricordi tutto, volevo dirgli, e se sei davvero come me, allora domani prima di partire o quando sei pronto per chiudere la portiera del taxi e hai già salutato gli altri e non c'è più nulla da dire in questa vita, allora, una volta soltanto, girati verso di me, anche per scherzo, o perché ci hai ripensato, e, come avevi già fatto allora, guardami negli occhi, trattieni il mio sguardo e chiamami col tuo nome.

domenica 13 settembre 2015

The Danish Girl


Credo che stavolta Eddie Redmayne farà il bis di Oscar. Solo a vedere il trailer del suo nuovo film "The Danish Girl", ho avuto la pelle d'oca. Ispirato alla storia vera del primo transessuale della storia, la danese Lili Elbe, il film narra proprio di questa vita e della capacità di amare e di essere se stessi, sfidando la società e qualunque pregiudizio. Una lezione per tutti, attuale più che mai. Eddie dopo la trasformazione di Stephen Hawking ne "La teoria del tutto" si rivela di nuovo essere un attore eclettico, trasformista, capace di rendere vivi e dannatamente reali i personaggi da lui interpretati.
Aspetto febbraio 2016 con ansia :P



The Danish Girl

giovedì 10 settembre 2015

Due piedi sinistri

In un quartiere popolare di Roma, Mirco gioca a pallone con gli amici. Conosce Luana che è seduta lì vicino. I due dodicenni si piacciono da subito, ma una cattiva sorpresa lascia Mirko senza fiato...

Una boccata d'aria fresca, un video bello, dolce, toccante, da vedere e rivedere.



Due piedi sinistri


sabato 5 settembre 2015

Un cuore normale

Un film per colpirmi deve avere una storia che funziona e abbia un suo spessore, recitazione intensa, emozionante, coinvolgente, che ti dia quella sensazione di piccolo vuoto quando è finito. The normal heart è stato tutto questo. Sapevo che l'avrei adorato. Sapevo che mi avrebbe fatto male. Sapevo che Marc Ruffalo e Matt Bomer insieme mi avrebbero ucciso. Beh questo film è un vero e proprio pugno nello stomaco. 1981: Ned Weeks, scrittore newyorkese gay si reca a Long Islands per il compleanno dell'amico Craig Donner. Lì ha modo di vedere, tenendosi quasi in disparte, l'estrema libertà sessuale, rapporti liberi da qualsiasi vincolo o legame e l'estrema leggerezza con cui uomini si uniscono ad altri uomini. Tutto ha inizio su una spiaggia, e un ragazzo nel pieno della sua giovinezza che cade di schianto, dando la colpa al caldo. In realtà Craig è la prima delle vittime di una strana forma di cancro che si diffonde tra gli omosessuali e che al momento, non ha cura. Soltanto la scorbutica e tenace dottoressa Brookner, interpretata da un'intensa Julia Roberts, sembra volerne capire di più su questa misteriosa malattia che come un serpente strisciante e silenzioso uccide senza pietà. Il cuore pulsante di questa pellicola, stranamente proiettata solo sul piccolo schermo e firmata HBO (garanzia di qualità) sono proprio i temi che si intrecciano mirabilmente: la storia d'amore tra un disilluso Ned e il giovane e bellissimo giornalista del New York Times Felix, la battaglia per cercare una cura contro quel male silenzioso e devastante, le porte in faccia e l'ipocrisia della politica americana, i pensieri, le riflessioni, le spaccature all'interno della stessa comunità gay. Marc Ruffalo giganteggia nella sua interpretazione: è un Ned forte, troppo forte, schiacciante quasi opprimente e sprezzante, incapace di concepire la debolezza. Quella stessa debolezza che emerge per la paura di perdere l'amore più grande della sua vita. Un cuore normale che ama ed è riamato, pazzamente, fino all'estremo. Matt Bomer non lo conoscevo se non di fama: di una bellezza tanto abbagliante quanto fragile. E poi i personaggi che definire di contorno è assai riduttivo: spicca fra tutti un Jim Parsons molto credibile e intenso, lontano anni luce dalle stramberie di Sheldon Cooper. Temi scomodi, personaggi meravigliosi, una sceneggiatura scorrevole e infine un cuore...esagerato, pulsante, immenso. Normale.


Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente

venerdì 4 settembre 2015

Leggere e scribacchiare

Ricomincia la stagione dei concorsi... Seminiamo qua e là, sperando che qualcosa esca fuori prima e poi :)

Concorso letterario: leggereditore